sabato 4 aprile 2020

STEP #06: Il progresso secondo Verga

Considerato padre del Verismo, lo scrittore italiano Giovanni Verga, basandosi sui principi del positivismo e del darwinismo sociale, ci pone davanti la concezione di un progresso maligno il quale impedisce all'uomo di raggiungere uno stato di felicità. 
Questo tema è contenuto nella raccolta non finita di opere chiamata  "Ciclo dei Vinti" che doveva essere composta da cinque romanzi sociali: 

I Malavoglia: rappresenta la lotta per la sopravvivenza;
Mastro-don Gesualdo: rappresenta l'ambizione di scalare la gerarchia sociale;
La duchessa di Leyra (che lascia a metà, oggi si trova solo una piccola bozza): rappresenta l'ambizione aristocratica;
L'onorevole Scipioni: rappresenta l'ambizione politica;
L'uomo di lusso: rappresenta l'ambizione artistica.

Nel primo romanzo, nonché lo scritto più famoso di Verga "I Malavoglia", lo sviluppo è la causa principale dei pericoli e delle disgrazie che accadono alla famiglia protagonista.  Nell'opera ci si riferisce a esso con la frase "la fiumana del progresso", paragonando appunto lo sviluppo a un fiume implacabile che travolge tutto ciò che ha di fronte, dalla classe sociale più povera alla più abbiente.
L'unico modo per non essere travolti è fare come le ostriche, ossia restare attaccati al proprio, rimanendo fedeli alle tradizioni e alla famiglia. 

Tratto dall'incipit del romanzo:
"Allorquando uno di quei piccoli, o più debole, o più incauto, o più egoista degli altri, volle staccarsi dai suoi per vaghezza dell'ignoto, o per brama di meglio, o per curiosità di conoscere il mondo; il mondo, da pesce vorace com'è, se lo ingoiò, e i suoi più prossimi con lui"

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